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domenica 28 dicembre 2014

Serata tipo - Capodanno in famiglia

Come promesso, oggi vi consigliamo un film coccoloso e che potrete vedere insieme ai vostri figli. Vi assicuriamo, però, che anche voi adulti troverete l'ultimo lungometraggio Disney un vero capolavoro dell'animazione. Stiamo parlando di Big Hero 6. Pensando a un Capodanno in famiglia, Alessandro ha pensato di abbinare al cartone una ricetta di sua invenzione, presa dal menù del suo Home Restaurant di Roma, proprio per festeggiare il Capodanno: Mezzi rigatoni con crema di zucca, pancetta croccante e ricotta salata di Bufala. Non ci resta che augurarvi una deliziosa serata in famiglia, un bel brindisi di mezzanotte accompagnato, come tradizione, dalle lenticchie! Insomma, tra mangiate, bevute e tombole, vi auguriamo un 2015 sereno e pieno di belle sorprese! Enjoy!!!!! Ele e Ale

La ricetta
Mezzi rigatoni con crema di zucca, pancetta croccante e ricotta salata di Bufala




INGREDIENTI per 2 persone:

-                     200 g. di mezzi rigatoni;
-                     300 g. di zucca;
-                     8 fettine di pancetta arrotolata;
-                     8 foglie di salvia;
-                     1 peperoncino;
-                     1 scalogno;
-                     olio evo, ricotta salata di bufala grattugiata, sale, latte di soia: q.b.;






PREPARAZIONE (20 minuti):

Tagliare la pancetta a striscioline e cuocerla in un padellino senza olio facendola diventare croccante. Tagliare grossolanamente la zucca e lo scalogno, soffriggere il tutto in una padella con il peperoncino, sfumare con acqua calda di cottura della pasta e cuocere per alcuni minuti. Aggiungere un pizzico di sale e metà delle foglie di salvia tritate. Frullare il sugo con il latte di soia creando una salsa cremosa. Aggiungere la rimanente salvia tritata e scaldare sul fuoco.
Cuocere in abbondante acqua salata la pasta, mantecarla nella padella con la crema di zucca aiutandosi con acqua di cottura.
Impiattare con una spolverata di ricotta salata di bufala e la pancetta croccante.

Alessandro Ricchi


La recensione
Big Hero 6




La storia si svolge nella frenetica e tecnologica città di San Fransokyo. Hiro Hamada è un giovane e geniale ragazzo che la notte partecipa ai bot duelli (incontri clandestini dove gli sfidanti fanno combattere dei robot costruiti da loro stessi che si svolgono nei vicoli e nelle zone più malfamate della città) dove frequentemente vince, ottenendo notevoli vincite di denaro. Dopo l'ennesima vittoria però alcuni giocatori decidono di impartirgli una bella lezione, dalla quale fugge con l'aiuto del fratello Tadashi, con il quale scappa per poi essere preso e imprigionato dalla polizia. I ragazzi vengono successivamente liberati e riaccompagnati a casa dalla zia Cass, la loro tutrice (i genitori sono morti quando Hiro aveva 3 anni). Una volta a casa, Tadashi parla a Hiro cercando di allontanarlo dalle bot fight e avvertendolo di non sprecare il suo potenziale, senza però essere ascoltato. Per farlo ragionare, Tadashi lo porta al San Fransokyo Istitute of Tecnhology con la scusa di accompagnarlo ad un'altra sfida. Qui Hiro fa la conoscenza degli amici di Tadeshi: l'atletica Gogo, il pignolo e precisissimo Wasabi, la maga della scienza Honey Lemon e il nerd e mascotte dell'istituto Fred, oltre che del mentore di Tadashi, il professor Robert Callaghan, direttore dell'istituto e scienziato di grandissima fama. Tadashi inoltre presenta a Hiro Baymax, un robot progettato per dare ogni tipo di assistenza medica e sanitaria registrata all'interno del suo chip medico. Più che convinto a entrare all'istituto, Hiro decide di portare un progetto alla serata di ammissione e, aiutato dal fratello e dai suoi nuovi amici.....
Quando si dice tornare bambini. Il nuovo film della Disney, Big Hero 6, è una vera goduria per i più piccoli e possiede il dono speciale di risvegliare il pupo più addormentato nell’adulto più disincantato. Baymax, questo simpatico robot infermiere, è il vero nucleo, il simbolo del 54° lungometraggio disneiano. Un personaggio ben costruito che è anche il simbolo di tutto ciò che di più buono dovrebbe incarnare un uomo: altruismo, generosità, amore e, come dice Baymax stesso, l’essere coccolone. Interessante, infatti, che proprio un androide, in teoria privo di sentimenti, diventi l’eroe buono nonché emblema del sacrificio umano; mentre l’Uomo sia il cattivo per eccellenza, che cade preda delle più basse pulsioni, come l’invidia e la vendetta. Uno degli archetipi più amati, nella letteratura e nel cinema, è il trasformare qualcosa di completamente inanimato in un soggetto vivente. Nel caso della fantascienza si parla di robot, di androidi, che rivelano una buona dose di umanità, all’interno dei loro sistemi operativi. Tra i casi più estremi, in tal senso, c’è A.I. -Intelligenza Artificiale di Steven Spielberg, in cui un robot dalle fattezze di un bambino aspetta veri secoli che la madre (una donna umana) gli dica semplicemente ti voglio bene. Baymax non fa eccezione. Inizialmente e per ammissione del suo stesso creatore Tadashi, il robot è ciò che è, solo per via del chip, ma guardando il film è evidente che provi sentimenti umani e si affezioni incredibilmente al piccolo Hiro. Altro aspetto interessante da analizzare è come ormai la Disney focalizzi il concetto di amore non più tra uomo e donna, ma nel nucleo familiare. Il re leone, Up, Frozen, Maleficent e ora Big Hero 6 ne sono l’esempio lampante. I protagonisti trovano la loro salvezza non più tra le braccia del principe azzurro, o della principessa, ma bensì nell’abbraccio della famiglia; spesso i loro problemi e ciò che li chiama all’avventura, partono proprio da un grave lutto familiare o dal desiderio di salvarne un componente. Visto e considerato che spesso il cinema riflette o, addirittura, anticipa desideri, paure e aspetti sociali, è evidente che la Disney ha colto in pieno un cambiamento epocale: i giovani sono ormai smaliziati e non cercano più il principe azzurro, ma la sicurezza e la concretezza della famiglia. In oltre, alla base del film, c’è un insegnamento importante, mirato sia agli adulti che ai bambini: non bisogna lasciarsi guidare dalla vendetta e dal dolore, ma si deve elaborare il lutto e trovare la forza di andare avanti, anche grazie all’aiuto di parenti e amici. La voce di Baymax, in Italia, è stata affidata a Flavio Insinna che ha fatto davvero un ottimo lavoro e lo rende ancor più umano. Big Hero 6 entra di prepotenza tra i migliori film della Disney e, persino, tra i più belli dell’anno. Da vedere, ma attenzione alla lacrimuccia finale.

Elena Mandolini

Buone pappe, buon film e buona anno nuovo a tutti voi!

©RIPRODUZIONE RISERVATA

venerdì 26 dicembre 2014

Serata tipo - Post festa

Buona sera a tutti festosi natalizi appena alzati dalle tavole! Avete finito di mangiare? Siete sazi tra piatti di pesce della vigilia e succulenti secondi di carne di Natale? E noi continuiamo a parlare di cibo! Quello che vi proponiamo oggi è un piatto nutriente, ma al contempo leggero. Insomma una ricetta ideale da preparare dopo i bagordi delle feste e adatta a chi, comunque, non vuole mettersi a dieta! E non dimentichiamoci di chi deve tornare in ufficio prima di Capodanno! Eccovi il Pollo all'arancia: da gustare con le mani. Visto, poi, che siamo in periodo di festa ed è un classico andare al cinema, vi consigliamo un film attualmente nelle sale, agrodolce e tragicomico: Storie pazzesche. Non ci resta che augurarvi buone feste e restate connessi perché tra domani e lunedì inseriremo un altro post con un film davvero coccoloso... Per sapere qual'è, stay tuned!


La ricetta
Pollo all'arancia





INGREDIENTI per 4 persone:

-           4/4 di pollo (1 kg);
-          un bicchiere di spremuta d’arancia;
-          1 manciata di mentuccia fesca;
-          olio evo, sale, pepe, paprika forte, aglio in polvere, timo, menta, semi di finocchio: q.b.


PREPARAZIONE (20 minuti):

Ricoprire bene i quarti di pollo con le spezie e le erbe aromatiche tritate e lasciarli riposare un’ora in frigo. In una padella mettere poco olio e cuocere a fuoco alto i quarti di pollo da entrambi i lati, far dorare e sfumare con la spremuta d’arancia. Continuare la cottura con coperchio a fuoco moderato per 15 minuti c.a. aggiungendo se occorre poca acqua.
Impiattare con una spolverata di mentuccia, fette di arancia e glassa di aceto balsamico.

Alessandro Ricchi


La recensione
Storie Pazzesche




Film a episodi: Pasternak; I ratti; Il più forte; Bombetta; La proposta; Finchè morte non ci separi. Prodotto e presentato da Pedro Almodovar, Storie pazzesche è frutto dell’ingegno di Damián Szifron. Feroce, ironico, grottesco e spiritoso è un film composto a episodi e, apparentemente, privo di legame. A occhio attento, invece, si può scorgere un forte filo conduttore: la vendetta. Tutte le storie che Szifron affronta si basano su ritorsioni e rappresaglie sia contro il Sistema (inteso come società), che contro le persone, soprattutto quelle a noi più care. Esempi lampanti sono gli episodi Bombetta e Finché morte non ci separi. Il primo è un chiaro attacco a quelle società di riscossione crediti, che abusano del loro potere e infieriscono sul cittadino comune, che spesso cade vittima di burocrazia creata ad hoc solo per spillare soldi; infatti, l’ingegnere protagonista dell’episodio, diventa una sorta di eroe, che ha alzato la testa, seppur con violenza, e riesce persino a riconquistare la moglie. Il secondo è uno dei più classici casi di vendetta legata al tradimento tra marito e moglie, che qui si sono addirittura appena sposati; lampante è il momento in cui i due si mettono a piangere e, per creare compassione e un precedente in un futuro eventuale divorzio, cercano di piangere sempre più forte dell’altro. Nonostante tutti gli episodi si basino su presupposti banali, la sceneggiatura fresca e i dialoghi accattivanti e al vetriolo, rendono Storie pazzesche un film godibilissimo e molto piacevole. In un certo senso, lo si potrebbe definire un film liberatorio dal punto di vista psicologico: tramite l’identificazione coi personaggi che si lasciano andare all’ira, alla disperazione e al dispiacere, viviamo il nostro momento di rivalsa e di ribellione. Chi infatti, non ha mai avuto la voglia di spaccare un vetro di fronte alle ingiustizie? Chi non ha mai voluto menare l’amante del proprio compagno? E chi non ha mai voluto far del male al guidatore che ci taglia la strada e ci manda a quel paese? O, più semplicemente, vendicarsi di chi ci ha fatto del male nel corso della nostra vita? Gli attori ben si adeguano a queste atmosfere, a tratti surreali, e con la loro bravura rendono ancor più piacevole la visione del film. Storie pazzesche è un’opera da scoprire, per prendere con ironia le sopraffazioni e le meschinerie dei tempi d’oggi.

Elena Mandolini

Buone pappe e buon film!

©RIPRODUZIONE RISERVATA

giovedì 11 dicembre 2014

Serata tipo - Sarà un paese

L'idea di questo piatto è venuta ad Alessandro quando siamo andati a vedere un film che dovevo recensire: Sarà un paese. Si tratta dell'opera prima di Nicola Campiotti, un giovane e promettente regista italiano che, tramite metafore e favole, ci racconta senza peli sulla lingua i gravi problemi della nostra Italia. Per fortuna, il film è anche pieno di speranza per un futuro migliore, se, è ovvio, riusciremo a cambiare rotta in tempo. Proprio per questo, consigliamo la visione di quest'opera sia ai bambini che agli adulti, i quali sapranno spiegare bene ai loro figli cosa vuole dirci il giovane regista. Per accompagnare questo film, Alessandro ha creato un piatto che racchiude alcuni tra i più buoni e conosciuti prodotti nostrani. Eccovi, quindi la Calamarata con vongole, broccolo viola e bottarga. 


La ricetta
Calamarata con vongole, broccolo viola e bottarga





INGREDIENTI per 2 persone:

-          200 g. di calamarata;
-          300 g. c.a. di broccolo viola;
-          500 g. di vongole veraci;
-          1 spicchio d’aglio;
-          1 peperoncino;
-          olio evo, sale, prezzemolo tritato, bottarga di muggine grattugiata: q.b.


PREPARAZIONE (20 minuti):

Pulire il broccolo, tagliare le cime, lavarle e cuocerle al vapore per 5 minuti circa.
Mettere le vongole in una pirofila con acqua e sale per alcuni minuti, sciacquarle bene e metterle in una padella con l’olio, il peperoncino e lo spicchio d’aglio tagliato a metà e privato dell’anima. Cuocere con coperchio solo il tempo necessario per aprirle. Sbucciare tutte le vongole e lasciarle nella padella. Aggiungere le cime del broccolo, schiacciarle con una forchetta e amalgamare il tutto cuocendo per pochi minuti.
Cuocere la pasta in abbondante acqua salata, scolarla molto al dente e saltarla in padella. Aggiungere acqua di cottura all’occorrenza.
Impiattare con una spolverata di prezzemolo fresco e di bottarga.

Alessandro Ricchi



La recensione
Sarà un paese







Nicola è un trentenne laureato e con diversi master, che cerca disperatamente lavoro. Per sbarcare il lunario, fa il baby sitter del fratellino Elia, intelligente bambino di quinta elementare. Dopo l’ennesimo colloquio di lavoro deludente, Nicola decide di intraprendere col curioso Elia, un viaggio alla scoperta dell’Italia di oggi, tra i pochi pregi, tra cui l’animo umano, e i numerosi difetti, legati soprattutto alle istituzioni e al Dio Denaro. I pregi arriveranno solo alla fine di questo viaggio, ma, almeno, lo chiuderanno sul filo di una cosa chiamata speranza. Il giovane Nicola Campiotti, figlio d’arte, si cimenta per la prima volta dietro la macchina da presa. Per fortuna, non si tratta della solita commediola, non affronta adolescenti complicati, non racconta favolette. Sarà un paese è un’intelligente docu – fiction (incrocio tra documentario e finzione) che ci mostra i tanti disagi della nostra Italia. La fiction si basa sulla storia cornice di Nicole e del fratellino Elia, che seguono le false orme di Cadmo, per riscoprire a cosa corrispondano le moderne lettere del nostro vocabolario. Ogni lettera che i due incontrano, li porta alla storia di uomini e donne comuni, che affrontano ogni giorno difficoltà e tragedie legate al nostro paese in declino: quartieri multirazziali alle prese col razzismo, morti bianche, disoccupazione, emigrazione di cervelli, tragedie personali. Il tutto sullo sfondo di un’Italia che tenta di rimettersi in piedi e che, per fortuna, riesce a sopravvivere grazie a piccoli casi. Infatti, anche se nei tg non se ne parla affatto, ci sono paesi che hanno vinto lotte contro delle multinazionali straniere, che volevano solo costruire fabbriche e continuare, così, a inquinare aria e acqua; altri che riescono a costruire palazzi a km 0; altri che usano led anziché lampadine nei cimiteri, risparmiando energie e soldi; altri ancora che riescono a fare un’ottima raccolta della differenziata, partendo da una buona educazione scolastica. Campiotti dimostra di possedere già una buona padronanza della cinepresa e riesce a giostrarsi molto bene tra i suggestivi paesaggi nostrani e l’ottima fotografia di Leone Orfeo. Tutto il film gioca molto coi miti dell’antica Grecia, partendo proprio dal mito di Cadmo. Comunque, quello più preponderante, che si può scorgere tra le righe se si ascolta bene il film, è il mito greco di Pandora. Infatti, proprio come la giovane custode scoprì il suo vaso facendone fuoriuscire i cinque mali del mondo, anche Nicola ed Elia scoprono quello del Bel Paese, rivelandone le piaghe che lo affliggono da troppo tempo; per fortuna, esattamente come accadde a Pandora, i due fratelli trovano in fondo al vaso la cosa più importante, quella che potrebbe salvarci tutti: la speranza. Un film che dovrebbe essere proiettato nelle scuole e non solo per i bambini, ma anche per i loro genitori; per far capire loro che se non facciamo tutti marcia indietro, saranno proprio i loro figli a non avere un futuro. Da vedere.

Elena Mandolini


Buone pappe e buon film!


©RIPRODUZIONE RISERVATA


sabato 22 novembre 2014

Serata tipo - Forza azzurri (di Rugby) 4

Continuano i Test Match per l'Italia di Rugby e continuano i nostri post per omaggiare Parisse, Castrogiovanni, Haimona e il resto dei nostri campioni della palla ovale. Oggi giocheranno contro il Sud Africa: una sfida importante e molto difficile. Visti, però, i risultati delle precedenti partite (una vinta e l'altra persa per pochi punti), non possiamo che essere fiduciosi! Per accompagnare la squadra vi proponiamo un dolce americano che abbiamo rivisitato a livello estetico, unendovi la bandiera italiana: eccovi la Italian Cheesecake! Per accompagnare il dolce, dopo aver visto la partita (mi raccomando, eh!), vi consigliamo il distopico Maze Runner - Il labirinto. Un film con un protagonista che, per sopravvivere, deve scattare e correre più veloce dei mostri che lo inseguono; insomma un vero rugbista che vede scattare e raggiungere la meta!


La ricetta
Italian Cheesecake




INGREDIENTI (per 8 persone)
-          400gr di biscotti Digestive (sono i migliori; altrimenti potete utilizzare dei biscotti alla frolla)
-          500gr di Philadelphia light o formaggio cremoso equivalente (anche quello senza lattosio se volete una torta più leggera)
-          350gr di ricotta
-          100gr di zucchero
-          160gr di burro
-          40gr di amido di mais
-          170gr di yogurt greco al limone
-          2 uova intere e 2 tuorli
-          Colorante alimentare color verde: q.b.
-          1 vasetto di marmellata ai frutti di bosco o fragole (l’importante è che sia di colore rosso)

 PREPARAZIONE (circa mezz’ora per la preparazione e 1 ora e 40 di cottura)

Prima di tutto un chiarimento: le dosi per la base sono state raddoppiate, in modo che la parte di colore verde fosse più evidente al taglio della torta; se volete preparare la classica Cheesecake, quindi, usate 80 gr di burro e 200 gr di biscotti. Tritare i biscotti fino a renderli una granella fine (se vi rimangono delle scaglie va bene uguale) e amalgamarli al burro fuso. Unire al composto il colorante alimentare, meglio se in gel, finché non otterrete un verde brillante; se avete difficoltà, potete sciogliere il gel in pochissima acqua calda. Foderate una tortiera col bordo a gancio con della carta da forno; sul fondo mettervi l’impasto ai biscotti, cercando di creare una base compatta e uniforme, aiutandovi con un cucchiaio. Mettere a riposare in frigo per circa una mezz’ora. Intanto preparate la crema. Amalgamate la ricotta e il formaggio, poi unirvi lo zucchero e mescolare finché non otterrete una crema. Aggiungere le uova e i tuorli uno alla volta (non aggiungere il secondo, se il primo non è stato ben assorbito e così via). Infine unirvi lo yogurt e l’amido di mais e amalgamare bene. Versare l’impasto sulla base dei biscotti e livellare bene. Infornare a 180° in forno caldo per circa 1 ora e 40 minuti; comunque fate cuocere finché il composto non risulti compatto (per capirlo scuotete con molta delicatezza la tortiera: se la crema al centro tremola come un budino, non è ancora cotta). Togliere dal forno e lasciare raffreddare. Sfornare e ricoprire la torta, bordi compresi, con la marmellata.

Alessandro Ricchi

La recensione
Maze Runner - Il labirinto




Thomas si risveglia in un ascensore; con lui ci sono dei contenitori con cibo e quant’altro contrassegnati con la dicitura WCKD. Quando l'ascensore raggiunge la cima, la porta si apre sopra di lui e si ritrova davanti un gruppo di ragazzi della sua stessa età. Non si ricorda niente, solo il suo nome di battesimo. Impaurito decide di fuggire, ma si ferma quando si accorge che è in una piccola radura circondata da enormi mura. Il leader del gruppo, Alby e il suo consigliere Newt spiegano la situazione a Thomas. Una volta al mese l'ascensore arriva alla superficie con i rifornimenti e un nuovo ragazzo. Il loro gruppo vive nella cosiddetta radura, circondata da queste mura altissime. Nessuno di loro riesce a ricordare nulla del loro passato o perché sono stati mandati lì e a ogni ragazzo viene dato un lavoro diverso. Alcuni sono costruttori, alcuni si dedicano all’agricoltura e altri sono velocisti e hanno il compito più importante di tutti: devono trovare una via d’uscita mappando il labirinto che circonda la radura. Infatti, tutti i giorni una porta delle alte mura si apre, consentendo ai velocisti di mappare il labirinto che, ogni notte, cambia aspetto. In oltre, i velocisti devono uscire dal labirinto prima che si richiuda, perché di notte escono i Dolenti, strani ragni robotici che uccidono i ragazzi o, peggio ancora, li infettano con strani pungiglioni, facendoli impazzire. Maze Runner – Il labirinto rientra nel filone ya (young adult – giovani adulti) che sta appassionando anche il pubblico più grande; basti pensare al successo di Hunger Games e il riuscitissimo Divergent. Come appeal e suspense, il film di Wes Ball si accosta molto a Divergent, superando di gran lunga i film con Jennifer Lawrence. Questo claustrofobico labirinto, al dire il vero su carta ancora più inquietante, rende questo gruppo di ragazzi isolati esattamente come la piccola popolazione di The Village di Shyamalan e li rende più adulti e obbligati a ricreare una loro società autonoma come nel Il Signore delle mosche, che non è esente da lotte di potere e invidie. L’inizio alla The Saw e questo senso di smarrimento e di ansia accrescono ancora di più quando si cominciano a comprendere le regole di questa Società e i meccanismi del Labirinto, che richiamano alla memoria il portentoso e ansiogeno The Cube, con mura che si muovono e cambiano posizione proprio come nel film del 1997. Insomma tante le citazioni e i rimandi ad altre opere, ma non per questo il film perde di freschezza e, anzi, si resta incollati allo schermo fino al portentoso colpo di scena finale. Buona la colonna sonora che cresce fino a toccare il suo culmine negli ultimi minuti di film. Bravo il giovane Dylan O’Brien (Thomas) e Kaya Scodelario. Se Twilight aveva sdoganato i film tratti da libri urban fantasy per giovani e Hunger Games ha dato una sferzata notevole al genere distopico, allora con Divergent si cresce di tensione e livello, mentre Maze Runner ne è il giusto proseguo. Chissà cosa ci regalerà il prossimo.

Elena Mandolini 

Buone pappe e buon film!

©RIPRODUZIONE RISERVATA


sabato 8 novembre 2014

Serata tipo - Forza azzurri (di Rugby) 3

Tra poche ore l'Italia di Rugby scenderà in campo ad Ascoli Piceno contro Samoa nel primo Test Match di novembre. Pronti a tifare? Noi siamo talmente pronti che abbiamo deciso di dedicargli un altro post. Alessandro ha ideato, per l'occasione, un piatto davvero squisito: Il Tricolore è servito. Un piatto unico che comprende bocconcini di coniglio conditi col pesto (verde), riso (bianco) e peperoni con pomodori secchi saltati in padella (rosso). Come accompagnamento, da vedere dopo la partita è ovvio, ho deciso di abbinarci un nuovo film carico di azione, avventura, ma anche di sentimenti ed emozioni: Guardiani della Galassia. Non ci resta altro che augurare in bocca al lupo agli azzurri e a voi buon divertimento!


La ricetta
Il Tricolore è servito





INGREDIENTI per 2 persone:

-         400 g c.a.. di coniglio;
-         3 tazzine di riso di grana lunga;
-         1 peperone rosso;
-         1 peperoncino;
-         1 spicchio d’aglio;
-         6 pomodori secchi;
-         2 manciate abbondanti di foglie di basilico,
-         1 manciata di pinoli;
-         1 cucchiaio di parmigiano grattato;
-         1 cucchiaio di pecorino grattato;
-         olio evo, sale,pepe, alloro, rosmarino, vino bianco: q.b.;




PREPARAZIONE (30 minuti):

Disossare il coniglio, tagliarlo a pezzi piccoli e farlo macerare con olio, vino bianco, alloro e rosmarino per un’ora. Nel frattempo pulire il peperone, tagliarlo a striscioline e saltarlo in padella con l’olio, l’aglio, il peperoncino e i pomodori secchi.
Preparare il pesto frullando con dell’olio il basilico e i pinoli, aggiungere il parmigiano, il pecorino e un pizzico di sale.
Saltare il coniglio in una padella con dell’olio, salare e pepare, sfumare con il vino bianco. Poi cuocere con coperchio per 5-8 minuti.
Cuocere il riso in abbondante acqua salata. Scolarlo e lasciarlo raffreddare in una terrina con dell’olio. In una ciotolina mettere il pesto, aggiungere il coniglio e amalgamare bene.
Impiattare mettendo nell’ordine il coniglio, il riso e i peperoni.

Alessandro Ricchi


La recensione
Guardiani della Galassia





Siamo nel 1988. In seguito alla morte della madre, il giovane Peter Quill viene rapito da un gruppo di pirati spaziali chiamati Ravagers, guidati da Yondu Udonta. Ventisei anni dopo, sul pianeta Morag, Quill ruba una misteriosa sfera nascosta in mezzo a delle rovine, ma viene fermato da Korath, un alleato del feroce estremista Kree Ronan l'Accusatore. Quill riesce a fuggire con la sfera ma Yondu, venuto a sapere del furto, mette una taglia sulla sua testa, mentre Ronan manda l'assassina Gamora a recuperare la sfera. Molto divertente. Un piccolo gioiellino di questo nuovo genere cinematografico: il cine – comics, ovvero film tratti da fumetti (comics) di successo. Guardiani della Galassia, nato dallo squadrone della Marvel, era tra i lungometraggi più attesi dell’anno e non ha tradito le aspettative. Un film irriverente, spiritoso e carico di energia e, per fortuna, senza i buonismi fastidiosi alla Capitan America. Questo tono comico, molto insolente a tratti, è la vera anima della storia che rende il nuovo lavoro del regista James Gunn completamente diverso da tutti gli altri cine – comics. D’altra parte Gunn ha alle spalle film come Hero Movie e il sorprendente Super (che guarda caso gioca molto sulla figura dei supereroi calati nel mondo reale) e le sceneggiature delle due trasposizioni di Scooby – Doo e L’alba dei morti viventi. Tutti lavori caratterizzati da una forte dose di sarcasmo e autoironia dei personaggi, nonché da una simpatica bonarietà per nulla stucchevole: insomma era da tempo il regista designato per questa sgangherata banda di eroi. In realtà, più che di eroi, potremmo parlare di anti – eroi: non sono perfetti, ognuno ha un peso sul cuore o sulla coscienza con cui fare i conti e sono ricercati dalla giustizia. I personaggi sono ottimamente descritti e, in virtù dei loro difetti, riescono subito a empatizzare col pubblico. Nel corso di questa avventura adrenalinica e ricca di azione ritroviamo canzoni evergreen degli anni Ottanta, riferimenti a film cult degli stessi anni (Indiana Jones nel prologo dei Predatori e simil-Millennium Falcon come un novello Solo e Groot che ricorda Chewbacca) e, persino, una bella dose di amore e famiglia, senza sdilinquirsi in inutili sdolcinatezze. Peter, infatti, capisce che i suoi soci sono diventati la seconda famiglia, nella quale possono nascere incomprensioni e dispute, ma che possono comunque essere risolte facilmente restando uniti e volendosi bene. Una morale sempreverde, ma grazie alla assenza di una estrema visione buonista non infastidisce e, anzi, arricchisce ancora di più il film. Ovviamente una bella fetta del successo dei Guardiani è da ricercarsi nei poderosi effetti speciali, che diventano sorprendenti tra gli sgargianti colori delle Galassie e delle Nebulose; sembra di stare davvero nel bel mezzo di combattimenti e battaglie stellari. Bravi gli attori Zoe Saldana (truccata molto in stile Avatar) e Chris Pratt (Peter); persino l’ex wrestler David Michael Bautista (Drax il Distruttore) è molto bravo. Peccato che noi italiani non possiamo sapere come siano andate le performance vocali di Vin Diesel (Groot) e Bradley Cooper (Rocket), in quanto prestano la voce a due personaggi realizzati completamente in ICG; per fortuna esistono bravi doppiatori come Massimo Corvo (Vin Diesel) e Christian Iansante (Braldey Cooper). Guardiani della Galassia è un film che saprà accontentare tutte le generazioni. Da vedere.


Elena Mandolini

Buona partita e, ovviamente, buone pappe e buon film!!!!!

©RIPRODUZIONE RISERVATA

giovedì 30 ottobre 2014

Serata tipo - Halloween

E va bene la festa è americana.. E va bene siamo in Italia.. Però ammettiamolo, ogni occasione è buona per mangiare, divertirsi con gli amici e festeggiare! Per l'occasione, Alessandro ha ideato un menù il cui ingrediente di principale è proprio la #zucca, simbolo di #Halloween. Abbiamo un antipasto, Vellutata di zucca con funghi porcini, un primo Risotto di zucca con funghi porcini e dei deliziosi Muffins di Halloween, con una simpatica e paurosa decorazione. Come film, abbiamo pensato a un horror recente: Annabelle. Buon Halloween e buon spavento a tutti!

Le ricette
Vellutata di zucca con funghi porcini




INGREDIENTI per 2 persone:

-          250 g. di zucca;
-          1 manciata di funghi porcini essiccati del Monte Amiata;
-          1 patata;
-          3 pomodori secchi sott’olio;
-          1 peperoncino;
-          1 spicchio d’aglio;
-          800 ml. d’acqua;
-          3 carote;
-          1 costa di sedano;
-          1 mazzetto di prezzemolo;
-          2 cipolle rosse;
-          10 pomodorini pachino;
-          1 rametto di rosmarino
-          olio evo, sale: q.b.;

PREPARAZIONE (40 minuti):

Preparare il brodo con 800 ml. di acqua, 3 carote, una costa di sedano, una cipolla rossa, un mazzetto di prezzemolo, 5 pomodorini pachino divisi a metà e un pizzico di sale. Portare il brodo ad ebollizione, cuocerlo a fuoco basso, filtrarlo e tenerlo da parte.
Tagliare la zucca, la patata, i pomodorini e la cipolla rossa a dadini e mettere tutto in una padella. Aggiungere uno spicchio d’aglio tagliato a metà e privato dell’anima, un peperoncino e i pomodori secchi tagliati a pezzettini. Soffriggere il tutto, sfumare con un po’ di brodo. Aggiungere metà dei funghi porcini, precedentemente ammollati in acqua tiepida. Cuocere con coperchio aggiungendo brodo se necessario. Spostare il tutto in un contenitore alto, aggiungere un po’ di brodo e frullare. Rimettere la crema così creata nella padella, i rimanenti funghi porcini e cuocere per 5 minuti.
Impiattare con un filo d’olio extravergine d’oliva e un rametto di rosmarino.


Risotto zucca e funghi porcini





INGREDIENTI per 2 persone:

-          3 tazzine colme di riso arborio;
-          250 g. di zucca;
-          2 manciate di funghi porcini essiccati del Monte Amiata;
-          1 peperoncino;
-          1 spicchio d’aglio;
-          800 ml. d’acqua;
-          3 carote;
-          1 costa di sedano;
-          1 mazzetto di prezzemolo;
-          2 cipolle rosse;
-          5 pomodorini pachino;
-          olio evo, ricotta salata di bufala, sale, granella di pistacchi, granella di mandorle: q.b.;

PREPARAZIONE (40 minuti):

In una padella soffriggere una cipolla rossa, tagliata a striscioline, con l’olio, il peperoncino e uno spicchio d’aglio tagliato a metà e privato dell’anima. Aggiungere la zucca tagliata a dadini e un pizzico di sale. Cuocere con coperchio, aggiungere acqua se necessario. Preparare il brodo con 800 ml. di acqua, 3 carote, una costa di sedano, una cipolla rossa, un mazzetto di prezzemolo, i pomodorini pachino divisi a metà e un pizzico di sale. Portare il brodo ad ebollizione, cuocerlo a fuoco basso, filtrarlo e tenerlo da parte. Tostare il riso nella padella con la zucca, intervallare con il brodo. Aggiungere i funghi porcini, precedentemente ammollati in acqua tiepida. Cotto il risotto, toglierlo dal fuoco e mantecarlo con la ricotta salata di bufala grattuggiata.
Impiattare con una spolverata di granella di pistacchi e di mandorle.


Muffins di Halloween




Per la preparazione vedere i nostri Muffins di Claudia, senza però utilizzare la marmellata e le noci per la decorazione. Invece, procuratevi un tubetto di colorante alimentare nero e uno color arancio. 
Per la glassa utilizzare i seguenti ingredienti: 
- 200 gr di zucchero a velo
- 1 albume 
- succo di 1/2 limone
Dopo il procedimento di cottura, sfornare i muffins e lasciarli raffreddare. In una ciotola mettervi l'albume, il succo di limone e unirvi, poco alla volta, lo zucchero a velo. Dividete il composto in due parti e in uno unitevi il colorante arancione, mentre l'altro dovrete lasciarlo bianco. Decorate la superficie dei muffins immergendoli delicatamente nella glassa; lasciarli sgocciolare e poi farli asciugare (decoratene metà con la glassa bianca e metà con quella arancio). Una volta asciugata la glassa, con il colorante alimentare nero divertitevi a creare deliziose ragnatele, spaventose zucche, fantasmi e qualsiasi altra creatura vi ispiri la vostra fantasia...

Alessandro Ricchi


La recensione
Annabelle





 Il film inizia con la stessa scena del film "The Conjuring – L’evocazione”, in cui due giovani donne e un uomo giovane stanno raccontano a Ed e Lorraine Warren la loro esperienza con la bambola che credono essere posseduta da uno spirito maligno: Annabelle. Un anno prima, nel 1970, John e Mia Gordon sono in attesa della loro prima figlia. In chiesa, la coppia parla con i loro vicini, gli Higgins, che sono in crisi da quando la loro figlia adolescente Annabelle è scappata di casa e si è unita a una banda di hippy. Intanto John regala a Mia una bambola vestita di bianco che ha cercato a lungo senza mai trovarla in nessun negozio: Mia decide di metterla con il resto delle sue bambole. Di notte, gli Higgins vengono uccisi brutalmente da Annabelle e dal suo compagno, che si rivelano essere due satanisti. Mia, sentendo le urla, sveglia il marito che corre a vedere cosa stia accadendo. Intanto Mia viene attaccata dal compagno di Annabelle che tiene in braccio la bambola di Mia. John arriva giusto in tempo per salvare la moglie, ma viene ferito dalla coppia omicida; fortunatamente la polizia arriva e spara all'uomo uccidendolo, mentre la donna si uccide in un'altra stanza. Prima di morire, Annabelle ha disegnato uno strano simbolo col suo sangue sul muro: una goccia del suo sangue cade sul volto della bambola e affonda nel suo occhio. Sin dall’antichità, i bambini hanno sempre coccolato le bambole, che sono state venerate dai popoli primitivi, ed invocate come strumenti magici nel bene e nel male. Dall’incipit del film capiamo subito che Annabelle, spin-off (o prequel, che dir si voglia) de L’evocazione – The Conjuring, smussa, esattamente come la pellicola di cui si propone di raccontare le origini, quegli angoli del genere horror appartenenti alla sfera dell’intimità, tra case infestate, allucinazioni familiari, oggetti mistificati e demoni alla ricerca di anime innocenti da sacrificare, servendosi di una lunghissima tradizione - si leggono, tra le righe e non, tanti piccoli richiami alla categoria, da Rosemary’s Baby a L’esorcista, passando per La bambola assassina fino ai più recenti lavori di James Wan - per ammaliare senza mezzi termini lo spettatore, generando lo spavento non per mezzo del suono o degli effetti speciali, ma grazie alla costruzione degli ambienti e ai movimenti di macchina. Nonostante la sceneggiatura di Gary Dauberman penalizzi più volte lo sviluppo del racconto, John R. Leonetti (che de L'evocazione aveva curato la splendida fotografia), esattamente come papà Wan (regista del film del 2013, che qui compare nelle vesti di produttore), si rivela bravino nel costruire la tensione e nel tenere incollato il pubblico alla sedia senza farli venire voglia di scappare, riuscendo a suscitare clamore – nonostante il finale sottotono – anche dopo lo scorrere dei titoli di coda. L'assenza di James Wan dietro la macchina da presa, comunque, si sente eccome. Non basta indugiare sull'espressione disturbante della bambola Annabelle - un finto sorriso dietro al quale si nasconde un'espressione malefica - quando lo si fa, serve anche una sceneggiatura solida e inquietante. Che non c'è. Annabelle non è sconvolgente, ma è comunque una pellicola capace di trasformare una palese mancanza di originalità in una piacevole raccolta del meglio dell’horror degli ultimi trent’anni.


Elena Mandolini

Buone pappe e buon spavento....... 


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martedì 14 ottobre 2014

Serata tipo - Adrenalinico con amici

Per soddisfare la vostra voglia di adrenalina, abbiamo pensato a un connubio interessante. Partiamo dal film: Anarchia - La notte del Giudizio, un sequel nettamente superiore rispetto al primo episodio (cosa assai anomala nel cinema) e leggendo la recensione capirete il perché. Una siffatta storia, che vi saprà coinvolgere e riflettere non poco, andava accompagnata a un piatto sostanzioso e dai gusti decisi, ma comunque veloce da preparare. Occhio, però, ai Pici, perché richiedono una cottura che si aggira attorno ai 20 minuti. Barricatevi dentro casa, gustatevi questa delizia e attenzione a chi busserà alla vostra porta...


La ricetta
Pici con il tonno in bianco





INGREDIENTI 4 persone:

-          400 g. di pici;
-          6 filetti di alici sott’olio;
-          200 g. di tonno sott’olio;
-          3 spicchi d’aglio
-          2 peperoncini;
-          2 manciate di olive nere denocciolate;
-          2 manciate di capperi;
-          4 pomodori secchi;
-          1 cucchiaio di bottarga di tonno macinata;
-          buccia di un limone grattata;
-          olio evo, sale, origano, zenzero macinato: q.b.


PREPARAZIONE (15 minuti):

Fare un soffritto con l’olio, i peperoncini, gli spicchi d’aglio tagliati a metà e privati dell’anima e le alici sminuzzate. Spegnere il fuoco, togliere l’aglio, aggiungere il tonno, le olive e i pomodori secchi tagliati a pezzettini, i capperi, lo zenzero e la buccia del limone.
Far bollire in abbondante acqua salata i pici. Scolare la pasta al dente e mantecarla in padella aiutandosi con acqua di cottura.
Impiattare con  una spolverata di origano e con la bottarga.

Alessandro Ricchi


La recensione
Anarchia - La notte del Giudizio 




Futuro prossimo. Negli Stati Uniti d'America il governo ha reso legali tutti i crimini una notte all'anno per 12 ore, omicidio compreso, in modo che nel resto dell’anno, a seguito di questa liberazione della violenza, le persone siano pacifiche e rispettose della legge. Questo fenomeno si chiama Lo Sfogo e parteciparvi significa Purificarsi (dall’odio, dalle paure etc..). Le regole sono semplici: puoi Purificarti per strada e puoi utilizzare armi che non superino una determinata forza di detonazione; puoi torturare a piacimento chiunque, basta che non faccia parte dell’élite politica che gode di immunità; polizia e medici non possono lavorare per tutta la durata dello Sfogo. Il problema di base è che i ricchi possono comprarsi sistemi di sicurezza sofisticati, rimanendo quindi al sicuro nelle loro case, mentre i poveri rischiano ogni volta la vita; senza dimenticare che, in questa notte, molte persone cercano vendetta, soprattutto nei casi di mala legislazione. Fra questi c’è il Sergente che vuole uccidere l’uomo che, da ubriaco, ha investito suo figlio e che per un cavillo legale non è finito in carcere e vive tranquillo con moglie e figli. Anarchia -  La notte del giudizio è il sequel de La notte del giudizio e che vanta il medesimo regista: James DeMonaco. Dalle numerose differenze tra il primo e secondo episodio e dal netto miglioramento con questo nuovo lavoro, è evidente che DeMonaco ha ascoltato le critiche, soprattutto quelle del pubblico, andando a colmare molte lacune del precedente film. Infatti molti cinefili si erano mossi sullo stesso fronte: idea geniale, ma la storia è troppo affrettata, il finale è frettoloso e il film non tocca tematiche socio – culturali importanti. Infatti, già l’inizio di Anarchia è chiaramente superiore a quello del primo episodio. I cinque personaggi protagonisti vengono ben settati fin dall’inizio, come anche le loro vicende personali attraverso una buona sceneggiatura che svela e non svela il loro passato; altrimenti detto, non vi sono sciocchi dialoghi in cui i personaggi si raccontano esplicitamente cosa è accaduto loro, solo per farcelo sapere a noi e mandare avanti la storia. Un esempio concreto: Liz e Shane stanno per divorziare, ma non lo veniamo a sapere solo in seguito, mentre nelle prime sequenze si avverte solo una forte tensione e i due parlano di un fatto importante da raccontare o meno alla sorella di Shane. Settato molto meglio anche il concetto dello Sfogo e di come le persone si preparino ad affrontare la notte del giudizio: davvero molto angosciante. Ovviamente DeMonaco si muove su un terreno già conosciuto e decide di puntare su tipologie di personaggi già collaudati in altri film di genere: la coppia che si deve separare ma si riappacifica, la madre coraggio, l’adolescente idealista, l’eroe – antieroe. Si badi bene, però, che l’abilità del regista consiste nel farli agire in maniera autonoma, senza mai farli diventare semplici cliché. Molto interessante nel film, cosa che era solo accennata nel primo episodio, è l’analisi socio – culturale di un sistema che è un evidente attacco ai governi di oggi. La classe politica qui è quasi un sovrano che dispensa morte e assoluzione; detiene il potere e vuole mantenere lo status quo sulla pelle della povera gente, tant'è che i Padri Fondatori attaccano solamente le case popolari per decimare quella parte di popolazione reputata da loro inutile. I poveri sono i più vulnerabili durante lo sfogo e non possono comprare costosi e infallibili sistemi di sicurezza, vien da sé, quindi, che siano i primi a morire, se non gli unici. Agghiacciante, poi, è il sistema che i ricchi usano per purificarsi: comprare o rapire gente povera per poi torturarla a morte. Altrettanto interessante è la morale di fondo: la violenza porta altra violenza. Tale assunto viene incarnato, per contrapposizione, dal personaggio del Sergente che vuole vendicare la morte del figlio e uccidere l’uomo che lo ha investito. Proprio quando sta per compiere il delitto, il Sergente si blocca ricordando le parole della giovane idealista Cali (non si sarebbe sentito meglio e non avrebbe portato a nulla). Tant’è che, poi, il Sergente riceve un premio in cambio: viene salvato in extremis proprio dall’uomo che voleva uccidere e che poi ha risparmiato. Buona anche la prova del cast che non vanta star, ma attori che si sono visti di sfuggita in altri lungometraggi. Anarchia – La notte del giudizio è un film angosciante, ma che porta a numerose riflessioni sul genere umano. Non male per un film che rientra a pieno titolo nella categoria cinematografica e letteraria del genere distopico, ovvero di un futuro caratterizzato da un’utopia in negativo.

 Elena Mandolini


Buone pappe e buon film!

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