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giovedì 22 maggio 2014

Serata tipo - Horror mangereccio

Si avvicina, finalmente, l'estate e nel periodo estivo proliferano nelle arene (cinema all'aperto) e in tv rassegne sul cinema horror. E noi abbiamo ben pensato di cominciare a darvi qualche consiglio per una serata divertente, che vogliate viverla in coppia o con gli amici, magari sul balcone di casa. Il film che vi proponiamo è Non aprire quella porta 3D; forse non molto riuscito, ma che sicuramente fa al caso nostro. Come succulento abbinamento, visto l'enorme successo sul blog e sui social del post Italian Fast Food col Grande Tony Burger, eccovi il Piccolo Tony Burger. Piccolo, poi, se lo paragoniamo al Grande, perché vi assicuriamo che saprà soddisfare palati e pance dai grandi appetiti....


La ricetta
Piccolo Tony Burger







INGREDIENTI per una persona:

-          1 panino di grano duro italiano;
-          1 hamburger di manzo;
-          1 hamburger di pollo;
-          2 fettine di pancetta;
-          2 fettine di lardo toscano;
-          2 fettine di provola affumicata;
-          2 fettine di formaggio di pecora;
-          1 cipolla rossa di Tropea;
-          2 foglie di lattuga;
-          2 fette di pomodoro;
-          1 peperoncino;
-          1 cucchiaio di zucchero di canna;
-          olio, maionese, salsa barbecue, aceto balsamico: q.b.


PREPARAZIONE (15 minuti):

Tagliare la cipolla sottilmente, soffriggerla in padella a fuoco dolce con l’olio e il peperoncino. Sfumare con l’aceto balsamico, aggiungere lo zucchero e fare caramellare.
Cuocere gli hamburger su una piastra, su quello di pollo metterci sopra le fettine di formaggio di pecora e dopo sciolto il lardo; su quello di manzo metterci sopra la provola e dopo sciolta la pancetta precedentemente saltata in padella.
Montare il panino partendo dal basso seguendo questo ordine: pane, maionese, 1 foglia di lattuga, 1 fetta di pomodoro, hamburger di pollo con formaggio di pecora e lardo, salsa barbecue, cipolle caramellate, hamburger di manzo con provola e pancetta croccante, salsa barbecue, 1 fetta di pomodoro, 1 foglia di lattuga, maionese, pane.

Alessandro Ricchi


La recensione
Non aprite quella porta 3D






Dopo il massacro compiuto dallo psicopatico Leatherface, i paesani vicini decidono di farsi giustizia da soli e, senza ascoltare lo sceriffo locale Hooper, sterminano la famiglia Sawyer, ovvero i parenti del killer che fino all’ultimo tentano di proteggerlo. Uno dei paesani, trova una neonata sopravvissuta al massacro e decide di rapirla e tenerla con sé e sua moglie, che non può avere figli. Decenni dopo, quella bambina è ormai una giovane ragazza di nome Heather, che non sa nulla del suo passato… Che delusione! Ma, in fondo, era prevedibile. Dopo il successo del 1974 dell’originale Non aprite quella porta, di Tobe Hooper, lo psicopatico Leatherface ha ispirato prequel, sequel e remake di qualità o meno. Questo nuovo capitolo diretto da John Luessenhop, potrebbe essere riassunto con pochi, essenziali punti: personaggi scemi, sceneggiatura pessima, squartamenti insulsi ed inutile 3D. Lo script di Kirsten Elms, Debra Sullivan e Adam Marcus tenta di dare nuovo lustro ad uno dei boogeyman più amati del cinema, snaturandolo completamente. Crudele e vendicativo, Leatherface è violento e incompreso e ha una sua logica se rimane nel contesto della sua casa e della sua famiglia; in questo ultimo film è stato sradicato dal suo ambiente, e quella porta da non aprire, in effetti, perde il suo vero significato. Questo è il madornale errore del film che perde, fra l’altro, anche quel senso claustrofobico dei precedenti capitoli e che lo rendeva molto angosciante. Persino le sequenze delle varie uccisioni diventano solo delle blande repliche di quelle già viste, perdono di pathos e non risultano così spaventose e terribili, come se anche per Leatherface fosse diventato solo una brutta copia di se stesso.  I personaggi creati dagli sceneggiatori sono odiosi e inetti e proprio la protagonista Heather meriterebbe la palma della più incompetente. L’unica nota rilevabile è l’accenno a Il silenzio degli innocenti, il cui autore Thomas Harris si ispirò al personaggio di Leatherface per creare i suoi mostri su carta: un omaggio ad un omaggio. La brutta sceneggiatura si riversa sugli attori che, purtroppo, sono davvero incapaci e Alexandra Daddario (Heather) è più preoccupata di mostrare la sua bellezza anziché le doti artistiche. Il 3d, che tanto richiama pubblico nelle sale, è trascurabile e francamente inutile. Il film tenta di gettare le basi per un’analisi politically correct, che poi si rivela solo una predica a buon mercato: innocenti e colpevoli, santi e diavoli, qual è il confine fra giustizia e vendetta privata e chi è il vero mostro.

SPOILER: Il finale, con Leatherface e cugina che decidono di vivere insieme è alquanto deludente più che commuovente, sembra più un adattamento ai tempi che corrono. Questo film non è la rinascita di un’icona horror. Per chi ha amato Leatherface, non è assolutamente da vedere.

Elena Mandolini

Buone pappe e buon film!

©RIPRODUZIONE RISERVATA


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