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martedì 8 aprile 2014

Serata tipo - Evergreen Bis

Visto il successo che ha avuto il post Evergreen, abbiamo pensato di fare il bis. Anche in questo caso, abbiamo scelto un piatto che troviamo da sempre sulle nostre tavole, accompagnato da un film romantico e, al contempo, avvincente e che tocca il tema della psicoanalisi. Stiamo parlando rispettivamente di: gli Spaghetti con le vongole e Marnie di Alfred Hitchcock.


La ricetta
Spaghetti con le vongole




INGREDIENTI per 2 persone:

-          200 g. di spaghetti;
-          500 g. di vongole veraci;
-          2 spicchi d’aglio;
-          2 peperoncini;
-          Olio evo, sale, prezzemolo, bottarga di muggine: q.b.


PREPARAZIONE (15 minuti):

Mettere le vongole in una pirofila con acqua e sale per alcuni minuti, sciacquarle bene e metterle in una padella con l’olio, i peperoncini e gli spicchi d’aglio tagliati a metà e privati dell’anima. Cuocere con coperchio solo il tempo necessario per aprirle. Spostare una decina di vongole in un altro padellino insieme ad un po’del loro liquido, sbucciare tutte le altre e lasciarle nella padella grande.
Cuocere la pasta in abbondante acqua salata, scolarla molto al dente e saltarla in padella. Aggiungere acqua di cottura all'occorrenza.
Impiattare aggiungendo le vongole tenute da parte nel padellino, una spolverata di prezzemolo tritato e una grattata di bottarga.

Alessandro Ricchi


La recensione
Marnie





Marnie è una donna molto attraente che, a seguito di un grave trauma subito da bambina, è sempre fredda, scontrosa ed evita ogni contatto fisico con gli uomini. Marnie è anche una ladra e una bugiarda, il cui unico affetto è la madre. La vita di quest’ambigua donna, cambierà a seguito dell’incontro con l’affascinante Mark Rutland. Alfred Hitchcock col film Marnie riassume i temi psicoanalitici a lui più cari: paura della figura materna, matrimonio come gabbia esistenziale, distruzione e poi costruzione dell’idea di famiglia. Oltre a tutte queste tematiche, il regista decise di toccare anche nuovi aspetti della psicologia, quali il feticismo e il sadomasochismo, seppur presenti in maniera blanda. L’elaborazione della sceneggiatura tratta dall’omonimo romanzo di Winston Graham fu molto complessa, richiese ben tre sceneggiatori e durò circa tre anni. Rispetto al libro, Hitchcock ha deciso di raccontare il feticismo in maniera differente: Graham spiega che Mark vuole andare a letto con Marnie perché la ama e non perché è una ladra e tale caratteristica è per lui un deterrente e non un incentivo come avviene nel film. Un altro elemento cruciale fu l’utilizzo dei colori per esprimere le emozioni e le pulsioni della protagonista. Ciò che interessava al regista era di passare da un’atmosfera cupa e tenebrosa, a una più luminosa e serena e viceversa. Questi passaggi vennero concretizzati attraverso, appunto, l’utilizzo di diversi colori. Nella maggior parte del film vengono usate tonalità molto attenuate, in modo da contrastare e mettere in evidenza il rosso, che doveva essere la nuance più forte e preponderante e la rappresentazione della morte; nella casa di Mark è il giallo il colore prevalente e simboleggia il sole e la vita; infine la scena del flashback, che svela il doloroso segreto di Marnie, è quasi priva di colori per dare maggiormente l’idea di un ricordo sfocato e sbiadito. Com’è stato spesso documentato, tutti i film di Hitchcock sono stati sottoposti a un rigoroso lavoro di storyboarding, al punto tale che si racconta che il film si sarebbe potuto girare anche senza la presenza del regista sul set e Marnie non fa eccezione. Da un punto di vista prettamente tecnico, vennero introdotte molte soggettive, dedicate soprattutto allo sguardo della protagonista; l’unico momento in cui viene utilizzata per Mark è la sequenza in cui lui trova Marnie svenuta nella piscina della nave dove stanno compiendo la luna di miele. L’uso del primo piano, invece, non viene sempre utilizzato per raccontare le emozioni dei personaggi, ma per far entrare il pubblico nella psicologia dei protagonisti e, a differenza di altri precedenti lavori, Hitchcock non ha utilizzato spesso lo zoom. Un momento importante è la scena dell’autoipnosi regressiva, in cui utilizza la tecnica vertigo, ideata da Hitchcock e usata per la prima volta nel suo omonimo film e che consiste nella combinazione di un dolly in avanti e un controzoom. Al di là della bellezza della tecnica è la scelta, azzeccatissima, degli attori protagonisti che contribuisce maggiormente alla riuscita del film. Sean Connery e Tippi Hedren sono sensuali, affascinanti e coinvolgenti. Da vedere per chi ama le tormentate storie d’amore, condite con un pizzico di mistero e un tuffo nella psicoanalisi.

Elena Mandolini


Buone pappe e buon film!


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