Visto il successo che ha avuto il post Evergreen, abbiamo pensato di fare il bis. Anche in questo caso, abbiamo scelto un piatto che troviamo da sempre sulle nostre tavole, accompagnato da un film romantico e, al contempo, avvincente e che tocca il tema della psicoanalisi. Stiamo parlando rispettivamente di: gli Spaghetti con le vongole e Marnie di Alfred Hitchcock.
La ricetta
Spaghetti con le vongole
INGREDIENTI per 2 persone:
-
200 g. di spaghetti;
-
500 g. di vongole veraci;
-
2 spicchi d’aglio;
-
2 peperoncini;
-
Olio evo, sale, prezzemolo, bottarga di muggine: q.b.
PREPARAZIONE (15 minuti):
Mettere le vongole in una
pirofila con acqua e sale per alcuni minuti, sciacquarle bene e metterle in una
padella con l’olio, i peperoncini e gli spicchi d’aglio tagliati a metà e
privati dell’anima. Cuocere con coperchio solo il tempo necessario per aprirle.
Spostare una decina di vongole in un altro padellino insieme ad un po’del loro
liquido, sbucciare tutte le altre e lasciarle nella padella grande.
Cuocere la pasta in abbondante
acqua salata, scolarla molto al dente e saltarla in padella. Aggiungere acqua
di cottura all'occorrenza.
Impiattare aggiungendo le vongole
tenute da parte nel padellino, una spolverata di prezzemolo tritato e una
grattata di bottarga.
Alessandro Ricchi
La recensione
Marnie
Marnie è una donna molto
attraente che, a seguito di un grave trauma subito da bambina, è sempre fredda,
scontrosa ed evita ogni contatto fisico con gli uomini. Marnie è anche una
ladra e una bugiarda, il cui unico affetto è la madre. La vita di quest’ambigua
donna, cambierà a seguito dell’incontro con l’affascinante Mark Rutland. Alfred
Hitchcock col film Marnie riassume i temi psicoanalitici a lui più cari: paura
della figura materna, matrimonio come gabbia esistenziale, distruzione e poi
costruzione dell’idea di famiglia. Oltre a tutte queste tematiche, il regista
decise di toccare anche nuovi aspetti della psicologia, quali il feticismo e il
sadomasochismo, seppur presenti in maniera blanda. L’elaborazione della
sceneggiatura tratta dall’omonimo romanzo di Winston Graham fu molto complessa,
richiese ben tre sceneggiatori e durò circa tre anni. Rispetto al libro,
Hitchcock ha deciso di raccontare il feticismo in maniera differente: Graham
spiega che Mark vuole andare a letto con Marnie perché la ama e non perché è
una ladra e tale caratteristica è per lui un deterrente e non un incentivo come
avviene nel film. Un altro elemento cruciale fu l’utilizzo dei colori per
esprimere le emozioni e le pulsioni della protagonista. Ciò che interessava al
regista era di passare da un’atmosfera cupa e tenebrosa, a una più luminosa e
serena e viceversa. Questi passaggi vennero concretizzati attraverso, appunto,
l’utilizzo di diversi colori. Nella maggior parte del film vengono usate
tonalità molto attenuate, in modo da contrastare e mettere in evidenza il
rosso, che doveva essere la nuance più forte e preponderante e la
rappresentazione della morte; nella casa di Mark è il giallo il colore
prevalente e simboleggia il sole e la vita; infine la scena del flashback, che
svela il doloroso segreto di Marnie, è quasi priva di colori per dare
maggiormente l’idea di un ricordo sfocato e sbiadito. Com’è stato spesso
documentato, tutti i film di Hitchcock sono stati sottoposti a un rigoroso
lavoro di storyboarding, al punto tale che si racconta che il film si sarebbe
potuto girare anche senza la presenza del regista sul set e Marnie non fa
eccezione. Da un punto di vista prettamente tecnico, vennero introdotte molte
soggettive, dedicate soprattutto allo sguardo della protagonista; l’unico
momento in cui viene utilizzata per Mark è la sequenza in cui lui trova Marnie
svenuta nella piscina della nave dove stanno compiendo la luna di miele. L’uso
del primo piano, invece, non viene sempre utilizzato per raccontare le emozioni
dei personaggi, ma per far entrare il pubblico nella psicologia dei
protagonisti e, a differenza di altri precedenti lavori, Hitchcock non ha
utilizzato spesso lo zoom. Un momento importante è la scena dell’autoipnosi
regressiva, in cui utilizza la tecnica vertigo, ideata da Hitchcock e usata per
la prima volta nel suo omonimo film e che consiste nella combinazione di un
dolly in avanti e un controzoom. Al di là della bellezza della tecnica è la
scelta, azzeccatissima, degli attori protagonisti che contribuisce maggiormente
alla riuscita del film. Sean Connery e Tippi Hedren sono sensuali, affascinanti
e coinvolgenti. Da vedere per chi ama le tormentate storie d’amore, condite con
un pizzico di mistero e un tuffo nella psicoanalisi.
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