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martedì 1 aprile 2014

Serata tipo - Sfizio notturno

Spesso capita di andare a dormire tardi e, altrettanto spesso, accade di essere colti da quel fantomatico languorino che ci porta a mangiare qualche sfizio, salato o dolce che siano le nostre voglie. Ultimamente mi è capitato di aver voglia di biscotti e, Alessandro, ha subito pensato a una tradizionale ricetta romana, ovviamente con un pizzico innovativo: i Bocconotti romani alla Tony. Sono davvero deliziosi! Provare per credere! Generalmente amo abbinare a queste incursioni culinarie notturne, un film gotico e che sfiora l'horror. In questo caso vi proponiamo The woman in black con un Daniel Radcliffe sorprendente.


La ricetta
Bocconotti romani alla Tony





INGREDIENTI per 8 persone:

-          400 g. di ricotta di bufala;
-          2 cucchiai di zucchero;
-          3 cucchiai di gocce di cioccolato;
-          buccia essiccata di un arancio;
-          1 cucchiaino di cannella.

Per la pasta frolla vedi ricetta della crostata ai frutti di bosco: post di domenica 26 gennaio 2014.


PREPARAZIONE (50 minuti):

Lavorare la ricotta con lo zucchero, aggiungere le gocce di cioccolato, la buccia di arancio tagliata a pezzettini e la cannella.
Una volta preparata la pasta frolla stenderla su un ripiano di marmo aiutandosi con la farina per non farla attaccare. Mettere dei cucchiai di composto alla ricotta, ricoprirli e chiuderli con la forchetta formano dei ravioli.
Spennellare i ravioli con l’albume d’uovo, cuocerli in forno caldo ventilato a 180° per 30 minuti.

Alessandro Ricchi


La recensione
The woman in black





Il giovane avvocato londinese Arthur Kipps (Daniel Radcliffe) non si è mai ripreso dalla perdita della moglie, deceduta dando alla luce il loro piccolo bambino. Lo studio legale per cui lavora Arthur, visto lo scarso rendimento degli ultimi tre anni, decide di dargli un’ultima possibilità: portare a termine l’ultimo lavoro assegnatogli, pena il licenziamento. Arthur lascia così, a malincuore, il figlio nelle mani della governante per recarsi nel piccolo villaggio di Crythin Gifford. Lì dovrà sbrigare delle questioni legali a seguito della morte della proprietaria della tenuta Eal Marsh House. Il giovane si scontrerà subito con gli abitanti del villaggio; superstiziosi che si credono perseguitati dal fantasma di una donna vestita di nero. Ma è davvero questa la realtà?
Tratto dal famoso romanzo di Susan Hill, The woman in black si può considerare un horror gotico dal sapore antico. Non vi sono mannaie, scene splatter o sangue a profusione. Il regista James Watkins confeziona un piccolo gioiellino della suspense, della tensione e dell’angoscia. Perché il film è prima di tutto la storia drammatica di un lutto e di una perdita che non si è mai superata e metabolizzata. La chiave di lettura del film, così come la soluzione del mistero del villaggio di Crythin Gifford, è ben evidente fin dall’inizio, ma la sua forza risiede nel perché e nelle atmosfere create ad hoc dal direttore della fotografia Tim Maurice – Jones. La Eal Marsh House di Maurice – Jones è piena di angoli bui, di ombre in movimento, immensa ma fredda e statica. Sovrapposizione di toni scuri, con mobili inquietanti e soprammobili macabri: in quella villa si respira dolore e morte. Così suggestive, quindi, le atmosfere e le ambientazioni che giocano sul vedo e non-vedo che in più di un momento è inevitabile non saltare sulla sedia. Per acuire maggiormente questo senso di inquietudine, alla pellicola è stato aggiunto un effetto quasi sgranato, come se stessimo guardando un vecchio film. Altro elemento ben realizzato è la colonna sonora: molto spesso ritroviamo musiche di carillon per bambini utilizzate in momenti drammatici del film, facendole diventare decisamente inquietanti per il forte contrasto tra udito e vista.  Molto belli anche i luoghi del film; anch’essi suggestivi ed accattivanti, sono il fulcro della storia. La villa incriminata è isolata, immensa e quasi immersa nel grigiore; il villaggio, invece, è piccolo e arroccato su se stesso. Un bel finale, con tanto di lacrimuccia, completa il quadro.
The woman in black vede come protagonista l’attore Daniel Radcliffe alias Harry Potter. Non facile scrollarsi dalle spalle ben otto film e un personaggio carismatico come il maghetto inglese. Bisogna ammettere che Radcliffe non è un malvagio attore; anzi. Aria tormentata e cipiglio perennemente preoccupato riescono a far dimenticare la cicatrice e quegli occhialetti tondi che sono diventati il simbolo di Harry Potter. Purtroppo, l’attore risente del doppiaggio italiano: Radcliffe ha una voce più profonda rispetto al suo doppiatore.
Un film per chi preferisce le atmosfere angoscianti e brividi lungo la schiena.

Elena Mandolini


Buone pappe e buon film!

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