Spesso capita di andare a dormire tardi e, altrettanto spesso, accade di essere colti da quel fantomatico languorino che ci porta a mangiare qualche sfizio, salato o dolce che siano le nostre voglie. Ultimamente mi è capitato di aver voglia di biscotti e, Alessandro, ha subito pensato a una tradizionale ricetta romana, ovviamente con un pizzico innovativo: i Bocconotti romani alla Tony. Sono davvero deliziosi! Provare per credere! Generalmente amo abbinare a queste incursioni culinarie notturne, un film gotico e che sfiora l'horror. In questo caso vi proponiamo The woman in black con un Daniel Radcliffe sorprendente.
La ricetta
Bocconotti romani alla Tony
INGREDIENTI per 8 persone:
-
400 g. di ricotta di bufala;
-
2 cucchiai di zucchero;
-
3 cucchiai di gocce di cioccolato;
-
buccia essiccata di un arancio;
-
1 cucchiaino di cannella.
Per la pasta frolla vedi ricetta
della crostata ai frutti di bosco: post di domenica 26 gennaio 2014.
PREPARAZIONE (50 minuti):
Lavorare la ricotta con lo
zucchero, aggiungere le gocce di cioccolato, la buccia di arancio tagliata a
pezzettini e la cannella.
Una volta preparata la pasta
frolla stenderla su un ripiano di marmo aiutandosi con la farina per non farla
attaccare. Mettere dei cucchiai di composto alla ricotta, ricoprirli e
chiuderli con la forchetta formano dei ravioli.
Spennellare i ravioli con
l’albume d’uovo, cuocerli in forno caldo ventilato a 180° per 30 minuti.
Alessandro Ricchi
La recensione
The woman in black
Il giovane avvocato londinese
Arthur Kipps (Daniel Radcliffe) non si è mai ripreso dalla perdita della
moglie, deceduta dando alla luce il loro piccolo bambino. Lo studio legale per
cui lavora Arthur, visto lo scarso rendimento degli ultimi tre anni, decide di
dargli un’ultima possibilità: portare a termine l’ultimo lavoro assegnatogli,
pena il licenziamento. Arthur lascia così, a malincuore, il figlio nelle mani
della governante per recarsi nel piccolo villaggio di Crythin Gifford. Lì dovrà
sbrigare delle questioni legali a seguito della morte della proprietaria della tenuta Eal Marsh House. Il giovane si scontrerà subito con gli abitanti del
villaggio; superstiziosi che si credono perseguitati dal fantasma di una donna
vestita di nero. Ma è davvero questa la realtà?
Tratto dal famoso romanzo di
Susan Hill, The woman in black si può
considerare un horror gotico dal sapore antico. Non vi sono mannaie, scene
splatter o sangue a profusione. Il regista James Watkins confeziona un piccolo
gioiellino della suspense, della tensione e dell’angoscia. Perché il film è
prima di tutto la storia drammatica di un lutto e di una perdita che non si è
mai superata e metabolizzata. La chiave di lettura del film, così come la
soluzione del mistero del villaggio di Crythin Gifford, è ben evidente fin
dall’inizio, ma la sua forza risiede nel perché e nelle atmosfere create ad hoc
dal direttore della fotografia Tim Maurice – Jones. La Eal Marsh House di
Maurice – Jones è piena di angoli bui, di ombre in movimento, immensa ma fredda
e statica. Sovrapposizione di toni scuri, con mobili inquietanti e soprammobili
macabri: in quella villa si respira dolore e morte. Così suggestive, quindi, le
atmosfere e le ambientazioni che giocano sul vedo e non-vedo che in più di un
momento è inevitabile non saltare sulla sedia. Per acuire maggiormente questo
senso di inquietudine, alla pellicola è stato aggiunto un effetto quasi
sgranato, come se stessimo guardando un vecchio film. Altro elemento ben
realizzato è la colonna sonora: molto spesso ritroviamo musiche di carillon per
bambini utilizzate in momenti drammatici del film, facendole diventare
decisamente inquietanti per il forte contrasto tra udito e vista. Molto belli anche i luoghi del film;
anch’essi suggestivi ed accattivanti, sono il fulcro della storia. La villa
incriminata è isolata, immensa e quasi immersa nel grigiore; il villaggio,
invece, è piccolo e arroccato su se stesso. Un bel finale, con tanto di
lacrimuccia, completa il quadro.
The woman in black vede come protagonista l’attore Daniel Radcliffe
alias Harry Potter. Non facile scrollarsi dalle spalle ben otto film e un personaggio
carismatico come il maghetto inglese. Bisogna ammettere che Radcliffe non è un
malvagio attore; anzi. Aria tormentata e cipiglio perennemente preoccupato
riescono a far dimenticare la cicatrice e quegli occhialetti tondi che sono
diventati il simbolo di Harry Potter. Purtroppo, l’attore risente del
doppiaggio italiano: Radcliffe ha una voce più profonda rispetto al suo
doppiatore.
Un film per chi preferisce le
atmosfere angoscianti e brividi lungo la schiena.
Elena Mandolini
Buone pappe e buon film!
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