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domenica 9 febbraio 2014

Serata tipo - En solitaire (con paura)

Capita che si abbia voglia di starsene per conto proprio, di ritagliarsi un piccolo angoletto tutto per sé. Oppure che i nostri amici o, magari, la nostra metà siano impegnati. Questo non significa che non possiamo cucinare un buon piatto di pasta e vederci un bel film da soli. Alessandro ha ideato una ricetta veloce e, al contempo, sfiziosa e gustosa: gli Speedy Spaghetti (provare per credere!). Visto che ognuno di noi ha gusti differenti in fatto di cinema, abbiamo pensato di realizzare, in futuro, diversi abbinamenti En solitaire con altrettanti generi cinematografici. Oggi si comincia con quello horror: The Possession



La ricetta
Speedy Spaghetti







INGREDIENTI per una persona:

-         100 g. di spaghetti;
-         3 filetti di alici sott’olio;
-         una piccola manciata di capperi di Pantelleria sotto sale;
-         una piccola manciata di olive di Gaeta;
-         1 peperoncino;
-         olio evo, prezzemolo, origano, bottarga di muggine: q.b.


PREPARAZIONE (15 minuti):

Far bollire in abbondante acqua salata gli spaghetti. Denocciolare le olive e tagliarle in pezzettini. Eliminare il sale dai capperi mettendoli sotto l’acqua corrente. Tritare le alici e metà dei capperi e mettere il tutto in una insalatiera insieme alle olive, l’olio, l’origano, il prezzemolo precedentemente tritato; aggiungere l’altra metà dei capperi interi e il peperoncino.
Scolare la pasta e metterla nell’insalatiera, aggiungere un po’di acqua di cottura.
Impiattare con una generosa grattugiata di bottarga.

Alessandro Ricchi



La recensione
The Possession








Clyde Brenek è un ambizioso coach che sogna di allenare in NBA. Pur di raggiungere il suo scopo, trascura le due figlie Em di 12 anni, Hanna di 14 e la moglie Stephanie, che alla fine chiede il divorzio. Clyde è in realtà un padre amorevole che tenta in tutti i modi di farsi perdonare dalle sue figlie, soprattutto durante i weekend che i tre passano insieme nella sua nuova abitazione. Un sabato, in giro per mercatini, Em scorge una scatola in legno con delle incisioni in ebraico antico da cui, subito, non si vuole separare. Clyde, pur di soddisfare la figlia, le compra il misterioso oggetto. Em da quel giorno inizia a cambiare gradualmente: diventa sempre più violenta e introversa. Solo dopo una crisi isterica della figlia, Clyde si rende conto che il suo comportamento è legato al manufatto e comprende la verità: la piccola è stata posseduta da un essere maligno, il dybbuk, che è rinchiuso proprio nella scatola…
A onor del vero è giusto mettere subito in chiaro una cosa. Lo slogan che campeggia nella locandina e all’inizio del film (cit. Da una storia vera) non si riferisce alla vicenda della famiglia Brenek, bensì a un articolo apparso sul Los Angeles Time nel 2004, nel quale la giornalista Leslie Gornstein raccontava la storia di un uomo che, dopo esserne stato tormentato a lungo da qualcosa di ignoto, aveva cercato di disfarsi di un’autentica scatola per dybbuk mettendola in vendita su e-bay. Da questo articolo, i due sceneggiatori hanno preso lo spunto per la storia.  Tenendo ben presente questo particolare, bisogna ammettere che Juliet Snowden e Stiles White hanno una notevole fantasia: sulla base di un piccolo fatto di cronaca, anche abbastanza trascurabile, hanno creato uno script discreto. Nulla di nuovo, questo è da sottolineare. Perché il binomio esorcismo – grande schermo funziona da sempre e viene ciclicamente riproposto in differenti  salse. Ovviamente il titolo per l’eccellenza è L’esorcista di  William Friedkin del 1973; la drammatica vicenda di Linda Blair ha fatto la storia del cinema sotto il capitolo horror. Fino ad oggi, diversi registi si sono cimentati in questo sottogenere con risultati più o meno positivi (Constantine tratto dall’omonimo fumetto)  oppure decisamente deludenti (Il mai nato di David S. Goyer). Con The Possession lo sconosciuto filmaker olandese Ole Bornedal riesce a sfruttare la discreta sceneggiatura di Snowden e White e costruire un buon film carico di suspense e tensione.  Gli elementi classici ci sono tutti e gli sceneggiatori li sfruttano fino alla loro essenza: una famiglia distrutta e poco credente; una bambina dolce; lo scetticismo dei genitori unito ad un iter medico, l’accettazione finale e un prete o rabbino, giovane. Decisamente poche le sequenze violente:  Bornedal preferisce lavorare sulla storia per metterla poi a servizio di una regia semplice, senza troppi artifizi. Solo qualche schermata in nero utilizzata come separazione fra una sequenza e l’altra, unite a stacchi netti del montaggio nei giusti tempi per cristallizzare la storia e far alzare l’adrenalina: niente più. Il resto della tensione è dato dal crescere della vicenda in se, dall’evolversi di eventi sempre più drammatici fino al culmine del film: l’esorcismo. Non vi sono occhi rivoltati all’indietro, teste mozzate o assassinii violenti: è tutto giocato sull’ansia e l’angoscia. Il film punta su di un piano emotivo più che fisico e, proprio per questo, maggiormente terrorizzante e orrorifico. Interessante è lo spostamento del rito religioso; a differenza di precedenti horror, dove veniva utilizzato maggiormente il cristianesimo, qui viene analizzata la religione ebraica, le sue credenze e superstizioni: un appunto decisamente positivo in un mare di idee abusate. Una buona regia, però, non sarebbe nulla senza il supporto di un ottimo cast e Bornedal ha saputo scegliere con criterio e discernimento.  Jeffrey Dean Morgan, conosciuto soprattutto per il ruolo di John Winchester nel telefilm horror Supernatural e Denny Duquette in Grey's Anatomy, dimostra di essere un bravo attore oltre ha possedere fascino e bellezza. Il suo Clyde è tormentato e angosciato e porta sulle spalle il castigo di aver preferito la carriera alla famiglia; a volte sprezzante e duro, si addolcisce solo davanti al dolore delle sue figlie. Lo stesso dicasi per la prova attoriale di Kyra Sedgwick, alias il sostituto capo della Cia Brenda Leigh Johnson di The Closer, afflitta madre coraggio che si piegherà alle leggi dell’occulto. Su tutto il cast, primeggiano le due soprese del film: Natasha Calis (Em) e Madison Davenport (Hannah): giovani ma già promettenti attrici da tenere d’occhio. The Possession è, paradossalmente, un horror delicato ed introspettivo che ben si allontana da scene di eccessiva violenza o piene di sangue. Un film, quindi, per chi ha voglia di brivido.

Elena Mandolini


Buone pappe e buon film!

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