Diciamolo! Imboccarsi vicendevolmente ha il suo perché. E' sensuale, è appagante, è gustoso. Potrebbe essere persino il preludio per qualcos'altro... Ecco quindi una ricetta semplice e veloce che lascia spazio ad altri piaceri. La Frittura di lattarini con insalatina di cavolo, radicchio e melograno è il piatto che fa al caso nostro! Quest'insalatina fresca, leggera e spiritosa nei colori e al palato (il cavolo pizzica, il radicchio è amaro e il melograno è dolce) sarà il giusto contorno dopo una frittura di pesce. Sempre restando in vena di romantica allegria, vi proponiamo il film Hysteria, che altro non è che la storia della nascita del vibratore (tranquilli, niente di volgare!). Enjoy!
La ricetta
Frittura di lattarini con insalatina di cavolo, radicchio e melograno
INGREDIENTI per 2 persone:
-
600 g. di lattarini del Lago di Bolsena;
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200 g. di farina 00;
-
500 m.l. di olio di semi;
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mezzo melograno;
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4 foglie di cavolo bianco;
-
4 foglie di radicchio;
-
sale, olio evo, aceto di mele: q.b.
PREPARAZIONE (20 minuti):
Aprire il melograno e togliere i
chicchi. Lavare le foglie di cavolo e di radicchio, tagliarle a striscioline e
metterle in un’insalatiera; aggiungere i chicchi di melograno e condire con
olio evo e aceto. Lavare i lattarini, asciugarli bene con carta assorbente,
infarinarli e friggerli in olio di semi ben caldo. Asciugare la frittura con
carta per il pane, salare.
Impiattare mettendo i lattarini
su un lato del piatto e l’insalatina sull’altro.
Alessandro Ricchi
Alessandro Ricchi
La recensione
Hysteria
Nella psichiatria
ottocentesca l’isteria era considerata una forma di nevrosi tipica delle donne,
caratterizzata da vari disturbi psichici e da sintomi sensoriali e motori, come
l’eccitabilità, l’irritabilità, l’ansia, la malinconia, la ninfomania, la
depressione e l’angoscia. Nella pudica Londra vittoriana di quegli anni metà
delle donne della città soffrivano di ciò che veniva impunemente definito
‘isteria’. A curarle dottori particolarmente abili con le mani, perché chiamati
a solleticarne il clitoride, sino al punto del parossismo. Uno di questi, il
giovane e ambizioso Dottor Joseph Mortimer Granville, trova lavoro presso il
Dottor Dalrymple, specializzato nel trattamento dei casi di isteria. Dalrymple
ha due figlie: Emily, perfetta in ogni cosa e sostenitrice dei diritti delle
donne più deboli e direttrice di una piccola casa d’accoglienza per bambini
poveri e famiglie bisognose…L’oggetto del desiderio femminile ha una sua data
di nascita e un suo inventore. A svelarne l’incredibile storia ci pensa il
cinema inglese con questo delizioso Hysteria, film in Concorso
al Festival di Roma del 2012. Accolto da fragorose risate e calorosi e convinti
applausi, il film di Tanya Wexler scivola via sulle ali della leggerezza,
strappando ricche risate, grazie ad uno script frizzante, mai volgare, a tratti
irriverente e storicamente ‘credibile’. Perché la storia raccontata dalla
Wexler è realmente vera, come sottolineato ancor prima di iniziare, portando al
cinema un periodo storico condito da cambiamenti tecnologici epocali. Sono gli
anni 80 dell’800, gli anni della scoperta dei germi, dell’evoluzione medica e
soprattutto del proliferare dell’isteria, fino al 1952 considerata
dall’istituto psichiatrico americano un disturbo mentale femminile. Nello
smontare tale folle idea, la regista da’ vita ad un titolo ovviamente
femminista, riuscendo così nella non semplice impresa di costruire un’intera
pellicola sull’invenzione di un oggetto apparentemente tanto semplice quanto
secondario. Il
vibratore. Prendendo sempre e comunque in considerazione dati
storici realmente verificatisi, Tanya Wexler è poi riuscita a dare
un’impronta precisa a questo titolo, trasformandolo in un manifesto politico
sull’emancipazione culturale e sociale della donna, con tanto di storia d’amore
tra i due protagonisti. Al fianco di un affascinante e convincente Hugh Dancy
troviamo un’appassionata, apparentemente ‘isterica’, generosa e rivoluzionaria Maggie
Gyllenhaal, con Jonathan Pryce e un esilarante e deturpato dalla chirurgia
estetica Rupert Everett a completare il ricco quadro attoriale. Ricostruita una
credibile Londra, divisa tra alta e ricca borghesia e bassifondi poveri e
luridi, la Wexler
non ha fatto altro che raccontare la nascita di quell’oggetto che negli anni 70
del 900 diventerà strumento di liberazione sessuale, scegliendo la non semplice
strada della commedia tipicamente britannica, perché esilarante e ricca di
dialoghi taglienti e pungenti. Abbandonata immediatamente l’idea di dar vita ad
un noioso film biografico, regista e produttrici hanno così spinto sul pedale
dell’acceleratore, volando soprattutto nella prima e ultima parte, portando in
sala non solo una storia d’amore e l’invenzione di un semplice oggetto, bensì
lo spirito di cambiamento e progresso che in quegli anni si faceva sempre più
pressante. Toccando un argomento ancora oggi clamorosamente ‘delicato’ e per
molte donne imbarazzante, Tanya Wexler ha avuto il pregio di volerci ridere sopra
senza mai prendersi troppo sul serio, finendo così per confezionare un titolo
semplicemente sorprendente, per quanto volutamente leggero, divertente e ben
calibrato.
Elena Mandolini
Elena Mandolini
Buone pappe e buon film!
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