Anche se San Valentino è passato, non significa che non si possa continuare a essere romantici. E chi meglio di Venere, Dea dell'Amore, può rappresentare questo forte sentimento? Giocando con le parole, abbiamo pensato di utilizzare come base di questa ricetta il riso venere. Caratterizzato da un colore scuro, un nero di seppia, è una qualità di riso molto croccante e dalla lunghissima cottura, perciò organizzatevi bene con i tempi. Come accompagnamento di questo Riso venere alla pescatora, abbiamo scelto il recente Storia d'inverno, non molto riuscito nella messa in scena, ma comunque dannatamente romantico.
La ricetta
Riso venere alla pescatora
INGREDIENTI per 4 persone:
-
250 g. di riso venere;
-
500 g. di misto calamari, gamberoni e cozze;
-
2 spicchi d’aglio;
-
2 peperoncini;
-
800 ml. d’acqua;
-
1 carota;
-
1 costa di sedano;
-
1 cipolla;
-
6 pomodorini pachino;
-
mezza zucchina;
-
mezza carota;
-
olio evo, sale, vino bianco: q.b.;
PREPARAZIONE (40 minuti):
Preparate il brodo soffriggendo
in una piccola casseruola le teste e i carapaci di 6 gamberoni insieme
all’olio, uno spicchio d’aglio e un peperoncino. Schiacciare le teste, togliere
l’aglio appena dorato, aggiungere l’acqua, i pomodorini divisi a metà, la
cipolla divisa a metà, il sedano e la carota precedentemente spellati e un
pizzico di sale. Lasciare bollire dolcemente.
In una casseruola fare un
soffritto con uno spicchio d’aglio diviso a metà e privato dell’anima, l’olio e
il peperoncino. Togliere l’aglio appena dorato e aggiungere il misto di pesce.
Cuocere per 5 minuti, sfumare con
il vino bianco.
Aggiungere il riso, tostarlo e
continuare a cuocerlo con il brodo.
Decorare il piatto con riccioli
di zucchine e carote fritti e prezzemolo fritto.
Alessandro Ricchi
La recensione
Storia d'inverno
New
York del Novecento. Peter Lake è un ladro di professione e un orfano che da
neonato è stato raccolto dalle acque del fiume Hudson dai pescatori locali. Cresce
sotto la cura di un ladro famoso e potente chiamato Pearly Soames, in realtà un
demone che trova soddisfazione nell'uccidere e che è a capo di una banda
chiamata Five Points. Peter, dopo aver capito quali erano le intenzioni di
Pearly, decide di andarsene tradendone così le aspettative del suo mentore, che
lo voleva a capo della banda…
Che abbaglio! Storia d’inverno di Akiva Goldsman
tratto dall’omonimo romanzo di Mark Helprin, si è rivelato una vera delusione.
E pensare che sulla carta è un film vincente. Ha tutto: la storia di un amore
talmente forte da superare i secoli, l’eterna lotta tra il Bene e il Male
(quello vero, con Angeli e Demoni), un eroe buono (che la Disney avrebbe
definito “un diamante allo stato grezzo”) e una innocente da salvare. Il
romanzo, circa ottocento pagine, è un dipanarsi di personaggi di varia natura e
che abbracciano oltre un secolo di storia: un piccolo gioiellino letterario. Goldsman,
purtroppo, ha tralasciato diversi personaggi, elementi e sfumature del libro.
Insomma ha scelto la via semplice e l’ha anche percorsa male, perché la
sceneggiatura è piatta e molto banale. I dialoghi sono molto ingenui e, troppe
volte, rasentano la stupidità. Queste ingenuità si estendono anche alla
scenografia del film che risulta fin troppo superficiale e mediocre: il Male è
rappresentato dal colore nero e il Bene dal bianco. Unica nota interessante è
l’utilizzo di una texture di colori freddi, sottolineando l’inverno e il gelo
che circondano Peter, che contrastano col caldo dei rossi capelli di Beverly.
Bravi gli attori, quelli maschili perché Jennifer Connelly non è assolutamente
in parte. Colin Farrell e Will Smith, in cameo, non hanno nulla da eccepire. Il
migliore è Russell Crowe, cattivone doc, che sembra davvero trovarsi a suo agio
coi ruoli malefici.
Elena Mandolini
Elena Mandolini
Buone pappe e buon film!
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